Lettura e tecnologia
article on the topic of the relationship between reading and technology magazine published by "LG Topics".
See Christian Martorella, Dokusho. The reading of science and technology, in "LG Topics", 1, year XL, January-March 2004, pp.20-23.
Dokusho
Reading between science and technology
of Christian Martorella
Dokusho means reading in Japanese, and indicates the activity of reading pleasure. When it comes to this topic always comes out the connection between reading and ideology (often presented as teaching), so in Japan as in Italy (1). A Giorgio Bini is credited with having raised some doubts about crucial. He has exhibited a question as simple as tough in response. If the media technology has changed the way of enjoying the fiction, juvenile literature must comply with various forms, styles, subjects and languages? In tal senso, sono cambiate anche le facoltà intellettive dei giovani?
Non si può fornire una risposta se prima non si riconosce l’influenza ideologica sulla letteratura giovanile. Questa influenza è stata opportunamente analizzata per quanto riguarda il passato, mentre è ignorata per il presente. Perché oggi fingiamo che la letteratura si sia liberata da questa influenza quando è vero il contrario? Purtroppo quando si è immersi nell’ideologia è più difficile vederla. L’assetto sociale dei nostri tempi è riconoscibile nell’attitudine economicista della letteratura contemporanea. Il valore di un libro è stabilito dai dati commerciali. Così il libro di un calciatore diventa un best-seller che oscura le opere degli autori contemporanei. La tanto proclamata e vantata liberazione della letteratura dalla pedagogia non è altro che lo spostamento verso un uso puramente commerciale del libro. In passato il libro era il veicolo dell’ideologia, ora è svincolato dai contenuti per rispondere appunto alle esigenze della nuova ideologia. Questa nuova ideologia che chiameremo emporiocrazia, ossia governo del mercato, considera la letteratura un bene di consumo e l’inserisce nel sistema economico che essa stessa sostiene. Insomma, si tratta di un’ideologia più subdola perché priva di contenuti e valori, è l’ideologia del consumismo. Riconosciuto ciò bisogna andare oltre e ottenere una visione complessiva che ci permetta out of this purely economistic interpretation to identify alternative perspectives. In this sense, the Japanese experience is very useful for several reasons. First, Japan is the country where the technology is more advanced, with important consequences both positive and negative. Secondly, issues relating to literature and technology have had approaches and solutions in this most advanced country, much still unknown in the West. Mainly on the technique involves the phenomenon of otaku and Japanese youth culture (bunka wakame).
since the 80s has appeared before as an issue, then as a resource, the Japanese youth culture. Initially, the phenomenon was classified into the categories of functionalist sociology of Robert King Merton, giving the character of deviance instead of what it was a real innovation involving not only the costumes, but also the means of production and consumption. With the derogatory term of otaku is someone who wanted to stay at home segregation follow a passion or hobby into a fanatic. This pastime (Shumi) could be reading comic books, models, collecting, etc.. After nearly a decade social scientists realized that the phenomenon was not merely passive and had not only negative aspects. The otaku have great capacity for gathering and socializing encouraged by their passion, were also creators attivi di fanzine (dojinshi), disegnavano, scrivevano, organizzavano raduni. Insomma, erano tutto tranne che asociali e indolenti come erano stati inizialmente descritti. Intanto la sociologia cambiava indirizzo influenzata dal metodo dell’interazionismo simbolico di George Herbert Mead. Così le vecchie analisi erano buttate alle ortiche. In Giappone cominciarono a fiorire studi e considerazioni ben diversi sulla cultura giovanile. Ormai Tokyo era divenuta un laboratorio vivente, specialmente nei quartieri di Harajuku, Shibuya e Akihabara, di questa nuova cultura. La tecnica svolgeva un ruolo importantissimo in questa trasformazione. Le possibilità offerte agli otaku provenivano dal sistema di produzione snella inventato dai manager giapponesi. Con un computer, a printer, a copier, you could make a small printing home. This capability was born in the '80s thanks to the information revolution. Communication via internet and mobile phones changed. Television was overtaken and made obsolete by the DVD player and multimedia files. In Japan this is part of the history of the recent past, in Italy this is the near future.
What then is the teaching experience that comes to us Japanese? The main issue that must be stressed is that the changes in techniques can not act alone on the change of society, rather the opposite is true. The application of certain techniques and their success is due to social needs. Television, as it is still conceived, is destined to obsolescence as the company's future can not tolerate a passive use as a means of communication. Currently there is an attempt to make interactive TV, but it is only a trick that fools the new generation already accustomed to surfing the internet. Other teaching experience about Japanese culture and language. The otaku have used technology assets fell back on the native culture of pagan and Buddhist master. This should raise the suspicion that a strong push towards the use of technology involves compensation as a recovery of culture antica depositaria dell’equilibrio delle pulsioni irrazionali. La risposta sociale alla razionalità della tecnica è una virulenta irrazionalità controllabile soltanto da nuovi schemi simbolici e semiotici. Come diceva Martin Heidegger, citando Hölderlin, dov’è il pericolo cresce anche ciò che salva. Perciò Giorgio Bini può stare davvero tranquillo sulla sorte della letteratura. Il futuro non vedrà affatto nuovi paradigmi logici, piuttosto risorgerà la saggezza dell’antichità capace di dare senso alla realtà irrazionale dell’essere. Non sarà la tecnica a creare un nuovo essere. Non esiste un essere digitale autonomo e separato dall’essere. La tecnica è un sostegno (Gestell), capacità di creare una realtà artificiale piegando la natura alla volontà dell’uomo. Però ciò che è solo tecnica non giunge mai all’essenza della tecnica. La tecnica ha una sua essenza che prescinde dall’uomo. Così come l’essenza dell’uomo non è la sua opera, così l’essenza della tecnica non è opera dell’uomo. La tecnica si separa e vive di vita propria indipendente dall’uomo perché l’essenza della tecnica è l’essere stesso. Non un nuovo essere, ma l’essere. Insomma, l’uomo non crea la realtà con le sue macchine, egli interagisce e le macchine sono protagoniste di un mondo complesso dove l’idea di controllo e creatore discarded. The danger is that the essence of man ran his hand the essence of technology. So the error would be to see a technical problem there where the problem is human. The evils of man should not be attributed to the technique, but in a relationship instability caused by the modern man unable to find himself. A man who is often engaged to look himself in the machines that created without ending. The essence of man is not his work. Unfortunately, this misconception is the inability to pay attention to the essence of the technique, and the confusion between technique and substance, between use and life. The turning point came when we look into what it is, scoprendo che chi guarda ha lo sguardo rivolto verso se stesso. La ricerca della tecnica era ricerca dell’uomo. Dimenticato l’uomo, la tecnica diviene incapace di vedere. La letteratura giovanile sarà veramente emancipata quando vedrà il pericolo della tecnica come salvezza dell’uomo, perché dov’è il pericolo cresce ciò che salva. L’idea che la lettura sia un bene da salvaguardare è illusoria. Ciò che va tutelato è il soggetto pensante. Tutte le parole spese in Italia a favore della promozione della lettura si sono rivelate vacue e soprattutto inutili. Non poteva essere altrimenti. Gli studiosi giapponesi ci insegnano che la lettura è un’attività spontanea che non può essere pianificata dalla didattica. Ogni attività rivolta alla formalizzazione e razionalizzazione della lettura si distingue per essere controproducente e dannosa. Per questo motivo le biblioteche familiari (bunko) che hanno un approccio informale ed emotivo hanno tanto successo in Giappone. La lettura ha bisogno di essere liberata dalle ricette dei sedicenti esperti, dalle formule della lettura per piacere, dalla confusione del sensualismo pasticcione. I libri si leggono, se si leggono, perché interessano. Tutto il resto è vaneggiamento. L’interesse è un processo del soggetto su cui non si può agire tramite il libro che è soltanto un mezzo o meglio un medium. Non esistono ricette per scrivere bei libri. Non esiste un esperto della letteratura capace di convincere a leggere. Quando avremo compreso ciò potremo guardare alla questione della lettura come ciò che realmente è, un sottoproblema della sociologia che può essere trattato seriamente solo in un ambito più ampio.
La pedagogia e la critica giapponese hanno capito ciò da un bel po’ di tempo. Quando si emanciperà anche la critica letteraria italiana?
Note
1. Per la problematica in Giappone si consulti la rivista "Nihon jidobungaku" dedicata alla letteratura per l'infanzia.
Bibliografia
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